Apprendimento e sport sono strettamente collegati. I giochi sportivi di squadra con la palla richiedono, infatti, tecniche di gioco e tattiche di gara che devono essere apprese attraverso gli allenamenti. Molte ricerche nel campo delle neuroscienze suggeriscono che le dipendenze da sostanze e i disturbi psichiatrici maggiori (inquadrati nell’asse I e II del vecchio DSM IV) condividano l’alterazione, più o meno accentuata, dei processi legati ad apprendimento e motivazione, due ambiti nei quali è coinvolta in modo significativo la trasmissione legata al neurotrasmettitore dopamina e una struttura cerebrale chiamata amigdala. Apprendimento e motivazione sono anche alla base dell’allenamento sportivo che molte strutture di riabilitazione – come comunità per tossicodipendenti e centri di salute mentale – utilizzano per i propri utenti. Superata definitivamente la vecchia concezione dello sport come “valvola di sfogo”, come scarico dell’aggressività, stiamo imparando a trattare attività motoria, gioco sportivo e sport agonistico come strumenti terapeutici a tutti gli effetti. Da 25 anni lavoro in una comunità per tossicodipendenti vicino Roma, una delle prime strutture italiane ad occuparsi in modo scientifico delle dipendenze. In 35 anni di attività abbiamo ospitato più di mille persone con problemi di dipendenza da eroina e altre sostanze. Un numero consistente dei nostri utenti aveva un passato da sportivo o, comunque, la passione per lo sport, e per la pallavolo in particolare. Come Responsabile sanitario della comunità, ho chiesto di inserire la pallavolo in modo strutturato nel programma terapeutico di riabilitazione con allenamenti fissi bisettimanali, creazione di un gruppo-squadra e continui feed-back ai colleghi su aspetti emergenti dal lavoro di gruppo. Come allenatore FIPAV alleno da diversi anni le giocatrici delle categorie giovanili e gli adulti delle squadre amatoriali. Potendo mettere a confronto questi tre diversi aspetti della pratica sportiva della pallavolo – l’allenamento in una comunità, quello degli adolescenti e quello degli adulti dei gruppi amatoriali – nel tempo sono maturate alcune considerazioni.

  1. Il primo aspetto interessante dei giochi sportivi è che – trattandosi di sport di situazione – richiedono un forte impegno ed una grande concentrazione per memorizzare schemi corporei e tecniche di gioco (mediamente servono 10.0000 ripetizioni per imparare un fondamentale della pallavolo); nel gruppo degli utenti delle comunità si osserva una maggior difficoltà – rispetto ai gruppi amatoriali o giovanili – ad imparare tecniche e strategie di gioco; una possibile spiegazione biologica vede la compromissione delle strutture legate dell’apprendimento di cui si accennava all’inizio, ma non va trascurata il caratteristico comportamento ripetitivo associata alle dipendenze che rende difficile trarre effettiva esperienza dagli eventi e riduce l’apprendimento
  2. Il rapporto giocatori-allenatore è fondamentale in tutto lo sport. Tra gli utenti delle comunità questa relazione risente spesso di una particolare concezione dell’altro: le figure esterne – operatori, ma anche educatori e allenatori –  sono frequentemente oggetto di emozioni ambivalenti, che vanno dalla rabbie all’idealizzazione; i primi allenamenti, in particolare, sono necessariamente poco gratificanti, dato che prima si impara una tecnica, poi ci si diverte ad utilizzarla personalizzandola; i primi mesi sono sempre difficili, se manca l’idea dell’investimento che produrrà frutti nel futuro; la logica del “tutto e subito” è in contrasto con la processualità di ogni vero e duraturo apprendimento.
  3. Un altro tema ricorrente è la difficoltà di rinunciare – anche nello sport – ad aspetti narcisistici; la pallavolo in questo senso è un’ottima cartina da tornasole, essendo lo sport anti-individualista per eccellenza (insieme al rugby); la continua richiesta di tener conto dell’altro – avversario o compagno – crea non poche difficoltà; nel minivolley i bambini incontrano un serio ostacolo nel passare dall’uno contro uno al due contro due, con la necessaria condivisione dello spazio; analogamente nella pallavolo quei 13.5 mq di campo (la sesta parte degli 81 mq complessivi di ogni metà campo) che ciascuno deve difendere con le unghie, senza invadere lo spazio altrui, sono un problema, così come è un problema l’impossibilità di entrare nello spazio avversario (se lo si fa scatta la penalità del “fallo d’invasione”); la rete divisoria, infine, è uno strumento che obbliga chi gioca a trasformare l’aggressività violenta del contatto in aggressività psicologica e bravura tecnica e fisica, un bel salto evolutivo. 
  4. La pallavolo ha un’altra caratteristica tipica degli sport di situazione: ogni gesto e ogni palla giocata sono diverse dalla precedente: è una situazione altamente complessa, nella quale è solo possibile ridurre l’incertezza della scelta di gioco, mai prevederne con certezza l’esito; rispetto ad attività motorie standardizzate – correre, nuotare, pattinare – ciò comporta un’ulteriore difficoltà: la mancanza di ripetitività viene vissuta male, la novità può suscitare ansia o angoscia.
  5. Un aspetto peculiare degli sport di squadra sono gli avvicendamenti nel corso delle gare; i gruppi sono sempre formati da un numero maggiore di componenti, rispetto a quelli che scendono inizialmente in campo. Soprattutto nei gruppi della comunità, quando si operano sostituzioni nel corso della partita – spesso semplicemente per dare spazio a tutti i partecipanti – il cambio è spesso vissuto come giudizio negativo, definitiva e inappellabile, come ennesima conferma della propria incapacità complessiva. E’ importante, pertanto, ribadire sempre l’aspetto funzionalee contingente delle sostituzioni: senza cambi, non c’è gruppo e viene meno la motivazione a dare il massimo, secondo le proprie possibilità.
  6. La concentrazione, infine, rappresenta uno dei problemi principali nella pratica sportiva. Concentrarsi significa essere capaci di focalizzare la nostra attenzione verso un determinato compito per un certo periodo di tempo, eliminando tutti i pensieri che interferiscono e disturbano: la concentrazione in ambito sportivo – proprio all’interno di questa definizione – è un formidabile strumento di relax, un modo per “staccare” da stress e situazioni pesanti per immergersi totalmente e piacevolmente su determinati obiettivi. Per gli utenti delle comunità questo aspetto liberatorio della concentrazione nello sport – e in altri ambiti non agonistici –  è particolarmente difficile e va costruito lentamente, per la probabile interferenza di meccanismi neurologici legati all’uso prolungato di sostanze.
  7. L’ultimo aspetto interessante degli sport di squadra come la pallavolo è che – attraverso un intenso coinvolgimento nelle situazioni di gioco – permettono a ciascuno di noi di esprimere svariate emozioni; nella cornice – solo apparentemente poco strutturata – del gioco sportivo si possono, pertanto, manifestare molti aspetti della personalità che di solito rimangono sotto traccia. Nelle fasi concitate di gioco si può esprimere rabbia o perfezionismo, coraggio o aggressività, altruismo, narcisismo e molto altro. Il filosofo sloveno Slavoj Zizek ha riassunto questo importante caratteristica parlandone come di una possibile “rivelazione del sé”: lo sport, quindi a volte, ha anche questa importante funzione: svela tratti importanti di noi stessi e ci fa conoscere agli altri. (2014)