La visione eco-sistemica del mondo ci ricorda ogni giorno che tutto è collegato: l’ecologia e la salute, l’agricoltura e la malnutrizione (in eccesso o in difetto), la ricchezza delle élite e la povertà di milioni di persone. Anche i “venerdì per il futuro” (Fridays for future) di Greta Thunberg vanno in questa direzione: i milioni di giovani che manifestano in tutto il mondo – Italia compresa – chiedono una nuova visione del mondo, una nuova economia e una nuova società, per combattere la crisi climatica in atto. Chi scende in piazza per il proprio futuro – legato indissolubilmente al clima dei prossimi decenni – chiede di fatto anche una nuova agricoltura. L’agricoltura è il settore primario di ogni economia, perché fornisce alla nostra specie – sotto forma di cibo – l’energia indispensabile a tutte le funzioni vitali. Se “il destino delle nazioni dipende dal modo in cui si nutrono” (J. A. Breillat-Savarin), il futuro della Terra è strettamente legato alle scelte più o meno sostenibili delle agricolture nazionali. L’agricoltura italiana in questo senso vanta diversi primati che non tutti conoscono. Vediamoli. I gas serra prodotti dall’agricoltura sono principalmente il metano (CH4) e il protossido di azoto (N2O), legati soprattutto alle deiezioni animali, all’uso dei suoli agricoli (con prodotti chimici), alla coltivazione delle risaie e alla combustione dei residui agricoli. L’agricoltura del nostro Paese emette il 46% di gas serra in meno della media europea; solo la Spagna ha prestazioni simili (+25% rispetto all’Italia): le agricolture degli altri tre grandi Paesi europei emettono quantità molto maggiori di gas serra (Francia, +91%, Germania +118%, Inghilterra, +161%). I pesticidi inquinano il terreno e contribuiscono all’effetto serra, essendo prodotti di sintesi, ma molti di loro sono anche un importante rischio per la salute dei contadini e dei consumatori. Ogni anno nel mondo si registrano oltre 26 milioni di casi di avvelenamento da pesticidi con 258.000 vittime (dati OMS). Per i pesticidi, inoltre, non va trascurato il problema legato a incidenti nei luoghi di produzione o di deposito. La tragedia di Bhopal nel 1984, in India, fu provocato dalla fuoriuscita di 40 tonnellate del pesticida Sevin (isocianato di metile) e ha provocato almeno 8.000 morti e 500.000 intossicati. Quattro anni dopo l’incidente alla Farmoplant di Massa Carrara, in Toscana, fece fuoriuscire il pesticida Rogor (dimetoato, fosforganico impiegato nell’olivocoltura) con una nube tossica diffusa per oltre 2.000 chilometri quadrati. Dai dati dell’organismo di controllo europeo (EFSA) l’Italia è risultata avere il minor numero di prodotti agroalimentari con residui di pesticidi in Europa: 1,9% contro il 3,8% della Germania e il 6,4%, della Spagna, con percentuali molto più alte per i Paesi al di fuori dell’Unione europea. Anche nella produzione da agricoltura biologica l’Italia è leader in Europa con quasi 65.000 produttori biologici, circa il doppio di Spagna e Francia. Con un produzione in costante aumento, la superfice destinata al biologico ha raggiunto circa 1,8 milioni di ettari. Un altro dato incoraggiante della nostra agricoltura è la presenza di giovani. Dopo decenni di abbandono dei campi, la produzione di prodotti agricoli sta diventando un settore trainante dell’economia, capace di attrarre persone giovani: le oltre 55.000 imprese agricole italiane gestite da under 35 sono il numero più alto in Europa e hanno mediamente fatturati più elevati (+75%) e più occupati (+50%). L’ultimo aspetto positivo della nostra agricoltura è il forte legame con il territorio e il nostro straordinario patrimonio eno-gastronomico che ci rende il paese con il più alto numero di produzioni certificate in Europa.  Sono tutti dati confortanti per chi come me e gli altri 40.000 iscritti a Slow Food si batte da 30 anni per un cibo “buono, pulito e giusto”. Al recente nono congresso di Slow Food Italia di Montecatini Terme si è giustamente deciso di aggiungere un quarto aggettivo al cibo del futuro. Abbiamo, infatti, bisogno di “cibo buono, pulito, giusto e sano”, prodotto da un’agricoltura ecologica capace di assicurare un futuro sostenibile a Greta e alle nuove generazioni. (foto di Massimo Colombo, Il glifosato in Italia, pubblicata su www.lifegate.it)