Da oltre mezzo secolo tutto il mondo scientifico riconosce alla dieta mediterranea un valore protettivo per le principali patologie contemporanee: malattie cardiovascolari e tumori, diabete e dislipidemie, demenze senili. Da alcuni anni, peraltro, aumentano le evidenze sul ruolo decisivo del reddito delle persone nel determinare il loro stato di salute (si parla, infatti, di determinanti sociali di salute). Dato che sia le nostre scelte alimentari sia le nostre possibilità economiche influenzano le nostre condizioni di salute, è interessante vedere la relazione esistente tra il cibo che compriamo e la sua la qualità.

Lo studio condotto dall’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico IRCCS Neuromed su circa 25.000 cittadini, residenti in Molise, ha cercato di capire quale sia l’importanza della qualità del cibo, indagando sui fattori ambientali e genetici alla base delle malattie cardiovascolari e dei tumori. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista International Journal of Epidemiology e hanno suscitato un discreto clamore. Vediamo perché. La ricerca ha dimostrato che mangiare gli alimenti base della dieta mediterranea non basta, dato che si è osservato una riduzione del rischio delle malattie cardiovascolari solo nelle persone che avevano un livello di istruzione elevato un reddito familiare più consistente. Pochi benefici significativi, invece, per le classi sociali più deboli, nonostante il consumo di quantità simili di verdura, frutta e cereali. I ricercatori hanno spiegato che, a parità di consumo dei prodotti tipici della dieta mediterranea, le scelte alimentari delle persone con alto reddito e livello di istruzione maggiore, sono più valide dal punto di vista nutrizionale. Chi ha più risorse economiche, ad esempio, consuma una maggior varietà di frutta e verdura (probabilmente non facendosi influenzare dal prezzo), preferisce cereali integrali, pesce e frutta secca a guscio (a discapito di carne e derivati) ed, infine, utilizza metodi di cottura degli alimenti più salutari (a vapore, lessatura).

Che cosa ci insegna questo studio? Ci insegna che oggi mangiare cibi protettivi è importante ma non è sufficiente. Cereali integrali e legumi, frutta e verdura, pesce e olio d’oliva fanno bene – oggi come 50 anni fa – ma devono essere scelti da produttori affidabili, perché troppo spesso il cibo di fascia bassa costa poco per la scarsa qualità nutrizionale legata al percorso che lo fa arrivare sulle nostre tavole (la cosiddetta “filiera produttiva”). Mangiare male, purtroppo, costa tanto nel lungo periodo: ormai pesa sulla nostra salute quasi quanto fumare o non praticare alcuna attività fisica. (11-2017)