1. “Decenni di neoliberismo hanno reso drammatica la crisi ambientale. Serve un cambiamento radicale che metta in discussione il capitalismo per come lo conosciamo”.
  2. “Dal punto di vista del Nord globale, dobbiamo riconoscere che, a differenza del passato, i movimenti del «no» si pongono oggi il problema di costruire modelli alternativi”.
  3. “Dobbiamo chiederci: quale è lo scopo dell’economia? Se l’obiettivo è solamente la crescita, che troppo spesso viene confusa con il progresso, siamo fuori strada. Lo scopo dev’essere invece un sistema economico che protegga e favorisca la vita sulla Terra. La definizione di «decrescita» fa pensare che tutto debba essere contratto, quando invece non è così. Ci sono cose che, per forza, dovranno essere drasticamente limitate, e cose che hanno al contrario un’enorme possibilità di espansione”.
  4. “Gran parte delle risorse fossili nel sottosuolo si trovano in territori abitati dai nativi. E sono loro i primi a soffrire, nella loro cultura e nei loro corpi, dell’impatto delle politiche estrattiviste, per l’impossibilità a condurre i loro modi di vita tradizionali e per i danni alla loro salute”.
  5. “Se noi vivessimo in un mondo in cui tutte le vite avessero lo stesso valore, si sarebbe agito per tempo contro i cambiamenti climatici. Le persone maggiormente responsabili per la crisi ambientale sono quelle più protette dai suoi effetti, mentre quelle meno responsabili sono le più vulnerabili alle sue conseguenze. C’è della crudele ironia in questo. Pensiamo all’Africa Subsahariana, paesi dove il livello di emissioni è praticamente nullo, ma dove gli impatti dell’aumento delle temperature medie hanno avuto effetti devastanti sulla vita di tantissime persone”.
  6. “E anche le risposte future saranno filtrate da questo strutturale razzismo. Significa che le frontiere saranno sempre più militarizzate per fermare i profughi ambientali in fuga dalla desertificazione. In altri termini, le persone saranno ancora più sacrificate, non solo nella creazione, ma anche nella soluzione dei problemi. Per questo è necessario un cambiamento profondo nei valori. Se il capitalismo è un sistema che contiene diversi elementi di efferatezza, di fronte ai rischi climatici questi aspetti brutali non faranno altro che aggravarsi”.
  7. “Dall’inizio della crisi economica, il tema della crisi climatica è sparito dall’agenda politica europea. E contrastare il disastro ambientale mantenendo le politiche di austerity è semplicemente impossibile. Perché se prendiamo sul serio il tema del cambiamento climatico, dobbiamo accettare delle dure verità. Cioè porci il problema di tagliare almeno del 10% ogni anno il livello delle nostre emissioni. Questo richiede enormi investimenti nella sfera pubblica, che dev’essere preparata ad affrontare i tempi difficili che ci attendono”.
  8. “Per evitare che la situazione divenga catastrofica, vanno messe in gioco grandi risorse. Bisogna ripensare il trasporto pubblico che dev’essere gratuito. Devi ridisegnare le nostre città. Bisogna ripensare le infrastrutture energetiche in termini decentralizzati. Tutto questo è semplicemente incompatibile con il concetto di austerity. La buona notizia è però che, mettendo in atto queste misure, si creano incredibili opportunità anche economiche e lavorative”.
  9. “In Europa abbiamo tanti motivi di speranza, dopo la vittoria di Syriza nelle elezioni in Grecia e la straordinaria crescita di Podemos in Spagna, in vista della conferenza COP 21 a Parigi alla fine dell’anno. E sarebbe indispensabile che tutti questi fili si congiungessero, per riuscire a creare un unico movimento per il cambiamento”.
  10. “La cosa più importante è respingere la cultura del consumo, una cultura che prima usa e poi getta via indifferentemente le persone, il loro lavoro, le loro Anche il pianeta viene usato e gettato. Come se la fine non dovesse mai arrivare. Qui sta il necessario cambio di paradigma. Cominciare a vivere come se il futuro fosse effettivamente in arrivo e come se dovessimo davvero fare i conti con le conseguenze delle nostre scelte di oggi”.

(dall’intervista a Naomi Klein di Beppe Caccia. Gianfranco Bettin e Vilma Mazza, il Manifesto 4-2-2015)