Nel 1984 in Italia Bettino Craxi e il cardinale Casaroli avevano firmato il nuovo Concordato, mentre a Milano era nata la Lega Lombarda di Boss (poi Lega Nord). In Canada era morto il primo paziente malato di AIDS (in realtà allora non ne parlò nessuno, qualche anno dopo si capì che si trattava del “paziente zero”). A Padova Enrico Berlinguer era stato colpito da emorragia cerebrale ed era morto 4 giorni dopo: 4 milioni di persone avevano partecipato ai suoi funerali. Alessandro Natta era diventato il nuovo segretario del Pci. Il 28 luglio Ronald Reagan aveva dichiarato aperti i XXIII Giochi olimpici al Los Angeles al Memorial Coliseum, un brutto stadio di football. Le olimpiadi statunitensi saranno ricordate per l’eccessiva commercializzazione – le sponsorizzazioni toccarono ogni minimo aspetto dei giochi, compresa la fiaccola olimpica – e per il boicottaggio olimpico dei Paesi dell’Est e di Cuba (in risposta a quello occidentale di 4 anni prima) che in quegli anni dominavano lo sport mondiale. Non aderirono al boicottaggio la Romania di Ceaucescu e la Jugoslavia di Tito. A Los Angeles partecipò ai giochi, per la prima volta, la Cina Popolare e si raggiunse la cifra record di 140 nazioni partecipanti.
La stella dell’atletica fu il nero statunitense Carl Lewis (nella foto), che vinse 4 ori, come Jesse Owens a Berlino nel 1936; Lewis si impose nei 100 m con 9’’99, nei 200 m con 19’’80, nella 4x 100 (record del mondo con 37’’83 assieme a Calvin Smith, recordman dei 100 m l’anno precedente con 9’’93) e nel salto in lungo con 8,54 m. L’inglese Sebastian Coe fallì di un soffio la seconda doppietta 800 m-1500 m: vinse sulla distanza lunga davanti al connazionale Steve Cram, ma perse di pochissimo gli 800 dietro al brasiliano Cruz. Nei 5000 m vinse il marocchino Said Aouita, forse l’atleta più completo di sempre, capace di avere tempi di livello mondiale dagli 800 ai 5000 m. Nei 10.000 grande vittoria di Alberto Cova, campione mondiale in carica. L’atletica femminile vide l’assenza di quasi tutte le primatiste mondiali (13 su 15): la nostra Gabriella Dorio si aggiudicò i 1500 metri, ma anche in questa gara mancavano tutte le più forti.
Le gare di ginnastica risentirono fortemente dell’assenza dei ginnasti e delle ginnaste dell’Unione Sovietica. Stati Uniti, Cina e Romania vinsero 5 ori a testa, 3 andarono al Giappone. Tra i ginnasti il cinese Li Ning (che a Pechino accenderà la fiamma olimpica) ottenne 3 ori e 6 podi complessivi.
Nel nuoto il dominio degli Stati Uniti fu schiacciante con 21 medaglie d’oro su 30; in mostra anche il tedesco , Michael Gross – 2 ori e 2 record del mondo –  ed il canadese Baumann – anche lui doppio oro e record mondiale nei 200 e 400 misti; nei tuffi i giochi furono l’apoteosi per lo statunitense Greg Louganis, oro sia nel trampolino 3 m sia nella piattaforma 10 m; ai successivi giochi di Seul rivincerà entrambi gli ori e verrà da molti considerato il più grande tuffatore di sempre;  Greg Louganis, figlio di un samoano e di una svedese giovanissimi, era stato adottato da una famiglia di origine greca; a 16 anni aveva già vinto una medaglia d’argento olimpica, dietro al nostro Dibiasi; nel 1994, a 34 anni ha parlato apertamente della propria omosessualità e l’anno dopo della sua situazione di persona sieropositiva. (segue)